La città perduta di Vitozza

In Maremma c’è una città dimenticata e sconosciuta ai più, ormai avvolta dalla vegetazione: la città perduta di Vitozza (Grosseto). VitozzaVitozza è un insediamento rupestre medievale sito nei pressi di Sorano, il più grande dell’Italia centrale e fa parte del Parco Archeologico Città del Tufo. Le grotte che costituiscono il villaggio furono probabilmente abitate fin dal Paleolitico, ma esso raggiunse il suo periodo di massimo splendore intorno al XII-XIV secolo.

Visitare Vitozza

Parcheggiamo l’auto nella piccola piazza di San Quirico (Grosseto) e dopo aver preso un paio di panini al bar proseguiamo a piedi. Dopo circa un chilometro e mezzo percorso su un sentiero ombroso si raggiunge la foresteria. Si iniziano a trovare alcune grotte. Dopo poco si trova un bivio. Prendiamo il sentiero che sale verso il castello centrale, ma la direzione è indifferente poiché è un percorso ad anello che attraversa tutto il villaggio. A parte qualche muro del castello non rimane molto. Camminiamo su un bel prato verde fino a che non arriviamo ai resti della chiesa, detta la “Chiesaccia” di cui rimangono tutti i muri perimetrali.Vitozza

Ridiscendiamo lungo un sentiero tortuoso e scavato dall’acqua. Iniziamo a trovare altre grotte scavate nel tufo. Alcune erano abitazioni a due piani, altre sono ampie e rifinite e probabilmente erano adibite ad usi artigianali e produttivi altre ancora erano usate come ricovero per gli animali. Davanti ad alcune di esse ci sono dei cartelli gialli che ci aiutano a capire meglio la destinazione d’uso di tali ambienti e ci dicono da chi furono abitate e da chi: nel 1783 per ordine dei Lorena infatti ne fu censita la popolazione.

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Vitozza

Veniamo così a sapere, grazie ad alcuni pannelli esplicativi, che nel 1783 una grotta era abitata da Agostina vedova Bartolomeo Brunetti, che fu l’ultima abitante di Vitozza, in un’altra (la numero 4) invece viveva Giuseppe Benocci, in un’altra ancora una certa Laura vedova di Francesco d’Angelo. Conoscere i nomi di questi abitanti ci fa porre degli interrogativi: come si viveva qui?

Nelle grotte si possono vedere scavate nel tufo mensole e canne fumarie, nicchie e abbeveratoi.

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Vitozza

Cerchiamo di usare la fantasia e ripuliamo mentalmente il sito dall’eccesso di vegetazione che cresce rigogliosa, rabberciamo alcuni buchi e proviamo a far nascere qualche fiore e qualche pianta aromatica in qua e in là. Proviamo ad immaginare anche l’umido che doveva penetrare dalle pareti delle grotte fin dentro le ossa degli antichi abitanti.

Entriamo invadentemente in ogni “casa” e in ogni “attività”, scegliamo quella che secondo noi sarebbe la più adatta per viverci.

interno di un ambiente scavata nel tufo

Ci divertiamo e non ci facciamo scoraggiare dalla pioggia che lentamente a cominciato a cadere

Poi arriviamo ai colombari di origine etrusca e romana, che furono usati per l’allevamento di questi volatili anche per tutto il medioevo ed oggi sono sorretti da pilastri che li sorreggono. L’umidità è la principale minaccia per questa città perduta.

Vitozza

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Vitozza

 

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