Amman

I Rintronauti ad Amman, la capitatale della Giordania. Diario di viaggio.

Dopo la visita ad Hesban dobbiamo tornare nei pressi dell’aeroporto, per riportare l’auto presa a noleggio. L’impiegato della Sixt ci riporta all’International Qeen Alia e da li prendiamo l’autobus (3,75 JD a testa).

Comunichiamo all’autista il nome del nostro albergo e poi visto che non lo conosce altri lì vicino. Purtroppo i pullman non fermano più alla stazione di Abdali, che era in centro e vicinissima al nostro Hotel, ma proseguono fino a Tabarbour, molto più distante, quindi non conoscendo la città non sapevamo dove fosse meglio scendere. Alla fine l’autista accosta e a gesti ci dice di scendere e prendere un taxi. Il nostro primo taxi ad Amman è senza tassametro, ci fa scendere dopo 4 minuti e ci chiede 3 JD, ma almeno ci scende proprio di fronte al Jordan River Hotel.
AmmanIl proprietario dell’albergo si dimostra gentilissimo e ci fornisce un fiume di informazioni, su dove andare, come andare, sui prezzi e ci disegna mappe su mappe su un foglio bianco: da questo il nostro dubbio che non esistano mappe stampate di Amman.

Usciamo nella down town e ci mettiamo alla ricerca dell’ufficio della Jett Bus, volevamo prenotare il biglietto per andare a Petra ma alla fine non lo troviamo (scopriremo poi di aver desistito pochi metri prima dell’ufficio!).

Andiamo a cena da El Quds, un ristorante che serve specialità tipiche beduine, nel cuore della down town. Arriviamo poco prima dell’iftar e i tavoli sono tutti pieni, dopo una breve attesa troviamo posto e ci sediamo. Mentre stiamo cercando di decifrare il menù, scritto solo in arabo, un signore ci si avvicina e ci saluta in italiano: è un palestinese che ha studiato in Italia negli anni ’70. Ci invita al suo tavolo e ordina per noi del Mansaf, specialità beduina. Mangiamo di gusto sorseggiando un bicchiere di tamarindo e conversando amabilmente con il nostro ospite e con suo nipote. Il nostro nuovo amico palestinese spiega al nipote che in Italia abbiamo l’abitudine di non decapitare i polli ma di tirargli il collo. Entrambi sono inorriditi e ci chiedono spiegazioni sul nostro modo di fare, rispondiamo cAmmanhe è questione di cultura. Parliamo della situazione in Palestina. Alla fine insistono per pagare la cena, mostrandoci il lato più genuino della famosa ospitalità araba. Come prima serata ad Amman niente male. La cena è stata ottima (il miglior Mansaf assaggiato) e la compagnia interessante.

Ci separiamo e noi ci concediamo una giratina nell’animato centro, accompagnati dall’assordante voce del Muezzin diffusa da un altoparlante. Ci infiliamo in una bettola per un veloce te/caffè (il famoso caffè al cardamomo). Di Amman durante questa nostra prima sosta non vediamo molto di più, la mattina dopo infatti prendiamo un bus per Jerash e torniamo giusto in tempo per cenare all’Hashem Restaurant. Il giorno ancora seguente partiamo per la stupenda e incredibile Petra.

Torniamo nella capitale solo per la nostra ultima notte in Giordania dopo essere stati a Petra e Wadi Rum. Arriviamo verso le 15 all’ufficio della Jett Bus (pullman delle 11 da Aqaba, 8,80 JD a testa) e subito siamo travolti dai rumori e dalla folla in strada: veniamo dal Wadi Rum, dove il silenzio è spesso e la gente è poca. Clacson che suonano ripetutamente, persone ovunque e venditori che urlano, è venerdì e Amman è in pieno fermento. Tutti si affrettano per le ultime compere, domenica finirà il Ramadan, in strada abbondano venditori di petardi, lucine e di tutto un po’.AmmanTorniamo a cena da Hashem Restaurant, riusciamo a prendere i piatti che vogliamo (per capire come funziona il ristorante leggete Il potere del Muttabal). Un signore passa e ci butta sette datteri sul tavolo, un altro ci versa una imbevibile specie di amaro analcolico da una teiera fumante. Mangiamo tutto con gusto, le zuppe, il Muttabal e l’insalata araba sono buonissime, i felafel sublimi e i datteri ottimi. Spendiamo 5 JD in due, compresa l’acqua e il tè!!! Incredibile. Ci illudiamo che ci abbia fatto uno sconto simpatia.

Seguiamo il flusso della folla, ci perdiamo nella down town immersi nella festosa e suggestiva atmosfera del venerdì sera, entriamo nel teatro in cui sta per cominciare uno spettacolo, camminiamo nel foro e nella piazza Hashemita ci sediamo. Alcuni bambini giocano a pallone, altri si rincorrono. Ragazzini e alcuni bambini passano tra le persone con vassoi pieni di tutto: succhi di frutta, granite, gomme da masticare, tè, sacchi di plastica pieni di patatine. Ridono e scherzano tra di loro e con noi. Tutti sono gentili e tutti sorridono. Andiamo a prendere un tè in un’altra bettola. Il tavolo è così appiccicoso che l’altro rintronauto deve usare un piede di porco per staccare le mie braccia dalla tavola.Amman

La mattina seguente inganniamo il tempo su internet poiché avevamo detto al Gentilissimo che avremmo fatto colazione alle 9. Ovviamente per non smentire la sua fama ce l’ha servita alle 9.20, non ama la puntualità e non vuole assolutamente nasconderlo. La colazione è stata abbondante come le altre volte. Dopo aver mangiato un uovo strapazzato e uno lesso a testa torniamo in camera di buon umore. Dopo qualche secondo perdiamo il controllo della situazione: mentre l’altro rintronauto esprime tutto il suo charme nel water, io mi vedo ormai costretta a espletare i miei impellenti bisogni nel cestino.
All’ultimo con un colpo di reni evito l’imbarazzante scena. Il bagno è il vero sconfitto della situazione e l’assenza del merdino la sua Waterloo.

Lasciamo i bagagli al Gentilissimo (che dopo essere entrato in camera non fu più tale) e saliamo alla cittadella (2 JD a testa), senza acqua con noi.Amman

La cittadella si rivela essere solo un buon punto panoramico sulla città e sui suoi tetti, ma non ci aspettavamo molto di più tranne magari la presenza di un bar (è segnalato) o di un distributore di bevande. Assetati ce ne andiamo, compriamo l’acqua in un negozio e per la prima volta beviamo a garganella non curanti del Ramadan. Scendiamo verso il teatro attraversando un bel quartiere i cui muri sono decorati con bei murales e passeggiamo per i caotico, puzzolente e affascinante mercato.
Entriamo per un te ristoratore al Pasha Hotel, che serve cibo e bevande nonostante la ricorrenza religiosa ma che per rispetto ha oscurato le finestre e la porta attaccandovi tende e bandiere in modo che dall’esterno non si veda l’interno.

Ceniamo nuovamente all’Hashem, stesso menù del giorno prima ma senza datteri, 6 JD. Poi già con la malinconia nel cuore prendiamo un taxi per farci portare alla stazione di Tabarbour da cui prendere il pullman per l’aeroporto. Il tassista arrivati alla stazione ci informa che la sera durante il Ramadan non vengono effettuate corse, quindi ci accompagna lui al modico prezzo di 16 JD (non abbiamo più dinari giordani!). Così finisce la nostra favolosa avventura giordana.

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