Il villaggio tribale Doi Pui

Il villaggio tribale Doi Pui si trova nel Parco nazionale del Doi Suthep, a tre chilometri dal Palazzo Phu Phing, la residenza d’inverno della famiglia reale che offre al visitatore bei parchi e giardini. Noi abbiamo deciso di visitare questo villaggio tribale Doi Pui dell’etnia Hmong dopo essere stati al Wat Phrathat Doi Suthep, nonostante l’opinione non proprio positiva della Lonley Planet.

Il villaggio tribale Doi Pui

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La visita al tempio ci aveva preso solo 1 ora e mezzo e non avevamo voglia di tornare subito nel centro di Chuang Mai. La vegetazione rigogliosa del parco che si affacciava in modo dirompente sulla strada tortuosa ci aveva conquistato quindi abbiamo deciso di proseguire. Abbiamo pagato altri 60 bath a testa un taxi collettivo ci ha portato al villaggio tribale Doi Pui.

L’aria si era notevolmente rinfrescata a causa della pioggia ma anche per via dell’altitudine tanto che credevo che un bel torcicollo sarebbe stato il minimo prezzo da pagare.

Il villaggio tribale Doi Pui

NELLE VICINANZE: WAT PHRATHAT DOI SUTHEP

Scendiamo, insieme alle due giapponesi nostre compagne di viaggio, nella piazzetta/parcheggio da dove c’è l’ingresso del villaggio.

Una serie di case di lamiera e legno si arrampicano lungo la collina e riescono ad avere la meglio sulla resistente flora della giungla. Il villaggio è abbastanza grande e come ci avevano ragguagliato ci sono moltissimo negozietti che vendono souvenir, a prezzi inferiori rispetto che a Chiang Mai.

Il villaggio tribale Doi Pui

Presi dalla fame ci fermiamo in un piccolo ristorante con un solo tavolino dove una donna vestita e velata con i begli abiti degli Hmong ci fa ordinare scegliendo da un tabellone mentre parla a raffica allo smartphone. La telefonata deve essere importante e non termina neppure mentre è dietro i fornelli. Mangiamo il buon cibo ordinato seduti a quell’unico tavolino quasi in bilico tra il pavimento e la strada. A causa della pioggia o della cattiva pubblicità che abbiano letto più volte non ci sono che una manciata di turisti.

Il villaggio tribale Doi Pui

Proseguiamo il nostro giro, uscendo fuori sulla strada principale. Sotto le palafitte in qualche caso troviamo enormi SUV e pick up.

Presi dalla curiosità dovuta alle opinioni negative lette sulla cascata scegliamo di pagare la modica cifra di 10 bath e ci addentriamo lungo il sentiero che scende. La cascata è orribile e non merita assolutamente quel nome. Noi l’avremmo al massimo chiamata rigagnolo.

Giriamo per i vari viottoli fino a trovare una sezione più distaccata del villaggio ma dopo esserci avvicinati un po’ decidiamo di rispettare la loro privacy e ce ne andiamo. Vista la cascata rinunciamo a vedere il museo tribale.

Il villaggio tribale Doi Pui

I bambini escono da scuola con le loro divise bianche e blu e inondano il villaggio con la loro vivacità. Una bambina corre sbuffando lungo la salita con lo zaino che le sballottola da una parte all’altra.

Una turista giapponese che indossa abiti tipici Hmong probabilmente appena comprati urla canzoni a squarciagola come se stesse partecipando a X-Factor. Forse si trova ancora dell’oppio da queste parti e lo ha trovato tutto lei.

Il villaggio tribale Doi Pui

Osserviamo ancora un po’ qualche scena di vita quotidiana di questa tribù che sicuramente è stata contaminata dalla nostra società e dal turismo ma che comunque offre la possibilità di intravedere un modo di vivere e una cultura differenti, che spesso valutiamo come meno interessante perché contaminata ma che in realtà offre spunti di riflessione inconsueti: com’è vivere così, ai margini della società moderna che in parte viene respinta e in parte lentamente si insinua come un morbo di cui non si conosce la cura?

Forse anche per via della scarsa presenza di turisti terminiamo il giro con un opinione non così negativa del villaggio tribale Doi Pui.

Quando torniamo alla piazzetta/parcheggio ci accorgiamo che ritornare a Chiang Mai o quanto meno a Doi Southep non sarà così semplice: non c’è neppure un taxi collettivo in vista. Dopo aver atteso per un’oretta arriva un taxi collettivo su cui noi e le due giapponesi saltiamo su quasi al volo.

Il villaggio tribale Doi Pui

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