Mukawir

Dopo la visita a Al Karak ci dirigiamo verso Mukawir, dove arriviamo appena trenta minuti prima della chiusura. La collinetta conica che si staglia sullo sfondo del Mar Morto è molto ricca di storia: qua ballò Salomè per chiedere la testa di Giovanni Battista a Erode e qua fu decapitato il cugino di Gesù.

Mukawir

Il giovane custode ci viene incontro mentre parcheggiamo l’auto, ci spiega che dovremmo sbrigarci e ci fa pagare il biglietto di ingresso: 1,50 JD perchè siamo stranieri. Un cartello posto al cancello specifica infatti che i giordani e gli arabi pagano solo 0,25 JD, mentre per gli stranieri il prezzo è sestuplicato. Rimaniamo un po’ sdubbiati: siamo d’accordo che i giordani debbano pagare meno (fosse così anche in Italia!) ma non condividiamo la differenza di prezzo tra arabi e stranieri in generale.

Scendiamo a piedi lungo il sentiero piastrellato: sulla nostra destra e sulla nostra sinistra dolci colline di terra sono illuminate dalla luce tenue delle sei di pomeriggio. Un pastore cammina con la sua capra lungo il crinale di una di esse.

Mukawir

Anche qua non ci sono turisti. Saliamo seguendo il sentiero principale che gira parzialmente intorno alla collina e raggiungiamo il castello: due sole colonne sono ancora in piedi, il resto degli edifici è quasi tutto conservato solo a livello delle fondazioni, sul lato occidentale si possono ancora vedere i resti della rampa che i romani costruirono per conquistare il forte nel I secolo d. C. Una leggera foschia rende il tutto ancora più poetico. Quasi sentiamo la musica che accompagnava Salomè nel suo ballo sanguinario.

Mukawir

I resti del castello non sono memorabili, ma il panorama, la suggestione della sua storia, il silenzio e la pace che vi regnano si.

Mukawir

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