Mokra Gora

Mokra GoraVicino al confine con la Bosnia si trova la località di Mokra Gora (Мокра Гора), un piccolo villaggio serbo, importante per la presenza di una vecchia ferrovia a vapore a scartamento ridotto Sargan 8, ancora oggi in funzione, e per la presenza del villaggio di Drvengrad o Küstendorf creato durante le riprese del film “La vita è un miracolo” di Emir Kusturica.

Appena varchiamo il confine serbo la natura diventa verde e prorompente, le case che a noi ricordano le baite di montagna, sono sparse qua e là tra la folta vegetazione. Il villaggio non sembra avere un centro vero e proprio, se non dove si ferma il treno.

Per strada la gente è poca. Cerchiamo un posto dove dormire, fino a che non veniamo indirizzati a gesti (nessuna delle persone che abbiamo trovato parla inglese) verso una casa con delle galline che razzolano nel cortile esterno. Ci fanno capire che per il pernottamento dovremmo pagare 10 euro a testa e ci conducono al piano superiore di quell’abitazione tipica. Il pavimento in legno ricoperto di moquette, scricchiola sotto i nostri piedi. Anche l’odore è quello delle baite. Ci mostrano le due camere (siamo in quattro) e il bagno in comune. Non ci chiedono documenti e non ci fanno ricevute. La camera è graziosa e molto tipica, il tetto digrada verso i nostri letti. Abbiamo anche un terrazzino da cui si può ammirare il favoloso paesaggio montano, pecore che pascolano sotto le nostre finestre, covoni di paglia disseminati intorno alle case sparse.

L’aria raffresca rapidamente, andiamo a cercare un ristorante dove mangiare. Non ce ne sono molti anzi, ne troviamo solo uno, internazionale, proprio davanti alla fermata del treno a vapore, che oggi è una delle maggiori attrazioni turistiche del villaggio. Ceniamo in modo abbondante, siamo gli unici avventori presenti e il cameriere impeccabile corre a riempirci il bicchiere ogni qual volta lo svuotiamo. Quando chiediamo il conto rimaniamo sorpresi: abbiamo speso 6 euro in 4. Lasciamo una lauta mancia al cameriere e ce ne andiamo fischiettando. Nella notte risuona “kalashnikov”, la canzone di Kusturica (ci piace anche la sua musica, io l’ho visto due volte in concerto). Siamo stanchi e andiamo a dormire. La casa non ha scurini ne avvolgibili così alle prime luci dell’alba ci svegliamo. Andiamo a fare colazione al ristorante – bar della sera prima e stavolta per 4 colazioni internazionali spendiamo 12 euro, più della cena…! Senza una mappa cerchiamo di raggiungere a piedi il villaggio di Drvengrad: ci inerpichiamo su per una collina seguendo la direzione mostrataci dalla proprietaria della casa e ai contadini che incontriamo, che sorpresi di vederci ci fanno domande in serbo, noi chiediamo “Kusturica?” e loro a gesti ci mostrano la strada da seguire. Entriamo da un ingresso laterale e iniziamo a girottolare per il paese. Mokra Gora Costruzioni in legno, case una chiesa ortodossa con il suo campanile, automobili d’epoca, sculture inquietanti e belle con cui è possibile interagire, ci aggiriamo tra le vie che hanno nomi altisonanti come via Federico Fellini o via Che Guevara, entriamo in alcune casine (altre sono chiuse perchè è possibile affittarle per la notte).Alla fine ci fermiamo ad un ristorante dove prendiamo un succo di frutta alla fragola Che Guevara Biorevolution, squisito e con una bottiglietta così bella che a distanza di anni campeggia ancora sul nostro mobile di sala. Purtroppo la nostra idilliaca parentesi serba per questo viaggio finisce qua, a fine mattinata saltiamo sulle nostre auto e partiamo alla volta di Sarajevo.Mokra Gora

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