La città etrusca scavata da Isidoro Falchi: Vetulonia

Non siamo mai stati a Vetulonia, l’antica città etrusca scavata da Isidoro Falchi. Ce ne accorgiamo una domenica mattina del primo week-end di novembre e decidiamo istantaneamente di colmare questa lacuna, che macchia un po’ il nostro curriculum di toscani D.O.C.: prendiamo la reflex e ci infiliamo in macchina. Il tragitto è lungo e durante la strada chiacchieriamo amabilmente.

Vetulonia Arriviamo nel piccolo borgo abbastanza affamati così siamo immediatamente attratti da un piccolo bar “Il ritrovo di Bes“. Il locale è carino, semplice e alla buona, non può che farci molta simpatia. Entriamo dopo aver ammirato la bella vista che si ammira dal lato opposto della strada. Il mare, in lontananza, riflette i raggi del sole come fosse uno specchio. Un paesaggio che infonde pace. Mangiamo tre ottimi panini con affettato e spendiamo poco più di due euro a panino. Dopo esserci ristorati partiamo alla scoperta del paese che fino ad un regio decreto del 1887, dimentica del suo passato, si chiamava Colonna.Vetulonia

Vetulonia era infatti un’importante città etrusca sorta sulle sponde dell’oramai scomparso lago di Prile. Alla fine del XIX secolo il medico Isidoro Falchi riportò alla luce le rovine dell’importante passato.

Il paese è piccolissimo e carino. Vicino alla chiesa è visibile un breve tratto della ciclopica cinta muraria, addossata e inglobata alle più recenti costruzioni medievali. Il panorama sulla piana di Grosseto è splendido.

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Riprendiamo l’auto e seguendo le indicazioni giungiamo sulla Via dei sepolcri, una strada sterrata percorribile in macchina che porta a tre tombe visitabili. VetuloniaLa prima che incontriamo, praticamente all’inizio della via è la tomba del Belvedere: la sua copertura è crollata, ma si vede ancora l’impianto quadrangolare e alcune piccole nicchie. L’architrave è conservato nella sua posizione originaria. Poi incontriamo la bella Tomba della Pietrera, una tomba a due piani, poiché quando la tomba crollò durante o poco dopo la sua costruzione, fu colmata e sopra ve ne fu eretta un’altra.Le entrambe le fasi oggi sono visibili. Il dromos di accesso è lungo e suggestivo, arrivati in fondo si accendono le luci sulle due piccole celle che si aprono una di fronte all’altra. Andando avanti si arriva alla camera centrale coperta da una falsa cupola oggi in parte ricostruita e al pilastro centrale (Non è possibile entrare in questa camera). VetuloniaSi può poi salire per vedere i resti della tomba più recente. L’ultima tomba che visitiamo è la Tomba del Diavolino II. Anche questa ha un bel dromos che ci ricorda, in scala ridotta, la Tomba di Agamennone a Micene. Entriamo nella camera funeraria molto bella, anche se parzialmente ricostruita. Bella.

Risaliamo in macchina e torniamo verso Vetulonia per visitare il Parco Archeologico dove sono visitabili i resti, non d’impatto, dell’abitato etrusco. Il giro è breve e non molto interessante a parte i resti di una strada. Non ci sono pannelli o ricostruzioni, unica nota positiva un doppione A4 fotocopiato che illustra la storia di Vetulonia e i siti visitabili.

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È stata una giornata molto piacevole, abbiamo mangiato bene, ci siamo goduti una delle ultime giornate di sole (ahimè) e abbiamo visitato un paio di belle tombe, ma credevamo di trovare qualcosa in più nel Parco Archeologico.

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