Definire selvaggia un’area della Toscana può far sorridere: la nostra regione può infatti vantare una continuità di vita più che millenaria ed una densità abitativa certamente non scarsa, ma nel caso della Riserva di Monterufoli -Caselli mai aggettivo fu più idoneo a descriverne le caratteristiche.
Già solo quando ci si avvicina in auto, seguendo la strada tortuosa si capisce che si è in un luogo incantato. I boschi verdi ricoprono intere colline, in lontananza vediamo piccoli borghi che sembrano irraggiungibili, un paio di falchi si lanciano a catturare la preda. Capiamo che non basterà un’escursione per questo posto che ci ha stregati ben prima di scendere dall’automobile.
LEGGI ANCHE: IL PARCO DELL’UCCELLINA, UN VIAGGIO INDIETRO NEL TEMPO
Una volta lasciata l’auto in corrispondenza di un sentiero sulla sinistra, dopo poco si inizia a scendere seguendo l’itinerario numero 9 nel bel bosco di lecci, intervallato ogni tanto da qualche pineta. Il bosco ci appare subito bellissimo e silenzioso. La luce del sole filtra tra i rami e i fusti degli alberi illuminando le foglie secche ancora a terra dall’inverno, i germogli verdi e i fiorellini viola e bianchi che donano all’ambiente un tocco quasi magico.
Circondati solo dagli scricchiolii degli alberi, dal fruscio del vento e dal richiamo d’amore di chissà quali uccelli continuiamo a scendere lungo il sentiero disconnesso e ben presto ci troviamo in un punto in cui non possiamo procedere per una frana, cerchiamo così un passaggio alternativo infilandoci tra gli alberi e calandoci usando i rami come appigli. Dopo una parte free style molto divertente torniamo sul sentiero e arriviamo alla stretta gola del torrente Trossa.
Il greto del fiume è invaso da enormi massi di cui uno particolarmente affascinante e comodo per il nostro pranzo. A questo punto lasciamo il sentiero 9 per discendere un po’ il corso del fiume, divertendoci a trovare la strada migliore. Come segnalato da La’arrozza der Gambini risalendo brevemente il Fosso di Santa Barbara affluente di sinistra del Trossa vediamo davanti a noi l’ingresso ad una miniera parzialmente allagata, in cui si può accedere con cautela per pochi metri grazie a delle pietre.
Dopo la breve esplorazione che mi ha fatto finire con un piede nell’acqua ci attardiamo a vedere i resti di un paio di costruzioni relative all’industria mineraria e continuiamo la discesa. Questa zona è la più sfruttata della Riserva di Monterufoli dal punto di vista minerario, qui venivano estratti il calcedonio, la lignite e il rame.
Ad un tratto scorgiamo due timidi caprioli che si abbeverano al fiume, appena ci sentono iniziano la loro arrampicata sul ripido e franoso versante della collina, fermandosi a guardarci più volte. Le sorprese non sono però finite, dopo qualche metro troviamo infatti un bel teschio di un giovane cinghiale
Quando troviamo sulla sinistra il sentiero numero 12 che attraverso una lunga risalita dovrà ricondurci all’auto, proseguiamo ancora per un po’ lungo il torrente e dopo pochi metri troviamo delle pozze in cui d”estate si può fare il bagno. Le pozze sono molto invitanti e dopo la scarpinata un tuffo sarebbe veramente piacevole!
La strada del ritorno è ripida e faticosa, mentre saliamo attraversiamo tratti di gariga, accompagnati dal profumo di ginepro, e tratti di bosco.
LEGGI ANCHE: UN GIORNO NELLA GIUNGLA FACENDO TREKKING IN THAILANDIA
Non dimenticate di gustarvi le piegature geologiche sulla sponda sinistra del Trossa, poco dopo il Fosso di Santa Barbara. Le rocce ofiolitiche risalgono probabilmente al Giurassico Superiore.
Per la descrizione approfondita del percorso nella Riserva di Monterufoli rimandiamo a questo link.
Per arrivare direttamente alle pozze del Trossa potete anche scendere dal sentiero numero 12, che si prende sulla sinistra circa 700-800 metri prima del rudere Cerbaiola. Una volta superato Libbiano si devono percorrere in auto circa 2 km di strada sterrata che porta a Montecerboli e alla Villa delle Cento Stanze.