Nella bella campagna coltivata vicino a Scandicci, tra vigneti e filari di cipressi, nascosto in una macchia della vegetazione, si trova il Mulinaccio, un antico mulino paleoindustriale che deve l’alterazione dispregiativa del suo nome alle diffuse leggende che lo popolano di fantasmi.
Estremamente affascinate, completamente costruito in pietra, con alcune arcate dei piani superiori crollate e l’acqua che ancora scorre al suoi interno, fuoriuscendone con una bella cascatella, oggi è utilizzato soprattutto come ponte per attraversare la valle. Qualche decina di metri dopo il fiume forma un’altra cascatella la dove c’è un’antica chiusa.
Massiccio e possente, con la sua struttura a semicerchio, il mulino fu costruito sulla diga voluta dalla famiglia Galli (1634) per creare un bacino che servisse come vivaio di pesci e per la caccia, che sbarrava il borro del Masseto. Nel 1653 il mulino con i suoi tre piani era già operativo, ma già nel 1736 non era più attivo. Nel 1833 due fratelli annegarono nelle acque del bacino artificiale alle spalle del Mulinaccio e subito dopo il lago fu svuotato.
Noi l’abbiamo visitato all’inizio del mese di maggio, l’acqua era abbondante e scorreva là dove si trovavano le macine, creando un quadro bellissimo.
Ombroso è ideale per le scampagnate estive.
Come arrivare al Mulinaccio
Arrivare al Mulinaccio non è difficile, anche se non ci sono indicazioni da seguire.
Le strade per arrivare sono due: da Villa i Lami si prosegue verso la fattoria di Partingoli, da cui si prosegue per un sentiero tra i vigneti oppure si segue via Empolese in direzione la Cerbaia, si giunge a San Vincenzo a Torre, si svolta a sinistra in via del Lago; superata la casa Vacanze Vico si parcheggia e si segue il viottolo in discesa sulla sinistra a piedi, poco dopo nella macchia si intravede l’edificio del Mulinaccio.