Efeso: la città fondata dalle Amazzoni

La nostra terza tappa in terra turca è Selcuk (Turchia). L’ abbiamo scelta come tappa perchè è il punto d’appoggio migliore per visitare l’antica città ionica di Efeso, famosa città commerciale e sede di una delle sette meraviglie del mondo antico: l’Artemision. La città dista infatti dal sito archeologico solo 3,5 km ed è servita da un efficiente servizio di dolmus che fa la spola tra Efeso e Selcuk.

Selcuk

Arriviamo a Selcuk da Pamukkale, prendendo un autobus diretto della compagnia Pamukkale. Il pullman è partito alle 9.15 ed è arrivato alle 13.10 a destinazione. Il viaggio è stato comodo e confortevole, come tutti i viaggi in autobus fatti in Turchia, l’autista guida con particolare prudenza, ma alla fine arriviamo a destinazione con un ritardo minimo.

La prima cosa che notiamo di Selcuk sono le sue numerose cicogne che hanno nidificato sopra alcuni minareti abbandonati, sopra i pali della luce, e sui resti dell’acquedotto romano, alcune ogni tanto spiccano il volo maestose e incerte, forse alla ricerca di cibo.

cicogne su Selcuk

Il nostro albergo (Tuncay Pension) si trova subito al di fuori del centro cittadino, lo troviamo abbastanza agevolmente e dopo esserci fatti cambiare la prima camera poiché sporca e completamente alla mercè degli sguardi degli altri avventori, indossiamo i costumi e corriamo fuori dalla pensione per prendere il primo dolmus per Pamucak Beach. Sono settimane che non ci tuffiamo in acqua! Scegliamo Pamucak Beach a discapito di Kusadasi in quanto è meno affollata e meno turistica. Il mare è vicino ma nei secoli si è ritirato molto: basti pensare che Efeso, famosa per il suo porto, oggi non è più bagnata dal mare.Pamucak Beach

Il dolmus ci lascia sulla strada che costeggia una pineta. Troviamo l’accesso al mare e la spiaggia deserta: il vento soffia alzando la sabbia, le condizioni meteo non sono le più favorevoli, ma stendiamo ugualmente i nostri asciugamani (con immensa fatica) e facciamo un bagno. Durante una passeggiata lungo la spiaggia ci accorgiamo che vicino al mare c’è una imbarcazione monoreme ricostruita, con la bandiera turca che sventola al vento incessante.

Per tornare via prendiamo un altro dolmus, ormai ci sentiamo più che a nostro agio con questi mezzi di trasporto (biglietto 1 euro a/r). Tornati a Selcuk ci aggiriamo un po’ tra le bancarelle del bazaar, ceniamo in un ristorante abbastanza turistico e girottoliamo per la città: è giovedì sera in una piazza c’è un concerto e molta gente è in giro.

particolare

La mattina dopo quando usciamo dalla nostra camera troviamo una colazione da sultani ad attenderci: olive verdi, pomodori, cetrioli, formaggi, burro, marmellate fatte in casa, torta al cioccolato, uovo al tegamino, pesche, anguria, uva, succhi di frutta, the e caffè, il tutto servito nel curato e molto grazioso cortile interno. Stamani andiamo alla scoperta di Efeso, la terza città più potente del mondo antico (dopo Roma e Alessandria) la cui mitica nascita viene fatta risalire dalla leggenda alle mitiche Amazzoni.
Biblioteca di Celso, Efeso

Torniamo così all’otogar (stazione) e prendiamo un dolmus per Efeso (2.50 TL, ingresso al sito 20 TL). Arriviamo all’entrata inferiore prima dei grandi autobus stracarichi di turisti (Efeso è uno dei siti archeologici più frequentati al mondo) e iniziamo a perderci tra tutte quelle favolose rovine: il bel teatro, la famosa Biblioteca di Celso con le quattro statue che celebrano le virtù di Celso, politico romano, la fontana di Traiano, il tempio di Adriano, l’agorà, l’elegante via sacra, la posteriore Basilica di San Giovanni, dove secondo la tradizione sarebbe morto e sepolto Giovanni Evangelista, e una parte delle mura, lasciate in pratica a se stesse.

La via del porto e una colonna posta a segnare fin dove arrivava l’acqua del mare sono le uniche testimonianze che ci rammentano il fiorente porto di Efeso: l’insabbiamento, già iniziato in età antica (Nerone stesso cercò di intervenire per salvarlo) portò all’abbandono della città.

Anche se storditi dal caldo e dalla fame decidiamo di pagare 15 TL in più per visitare la casa terrazza (Yamac Evleri). Lungo una collinetta sono infatti state scavate alcune abitazioni sensazionali che in passato furono ricoperte dalla terra e rimasero così celate ad occhi indiscreti. Oggi grazie al lavoro degli archeologi, che ancora non è terminato, è possibile ammirare queste abitazioni con i loro pavimenti, i loro mosaici, le pareti affrescate, le tubature (queste ricche domus erano dotate di acqua calda e fredda!), Le case - terrazze, Efesoi rivestimenti in marmo. Rimaniamo senza parole, affascinati da questo spettacolo unico. Sembra veramente di aver aperto una finestra sul passato e di spiarlo. Camminiamo lungo le passerelle abilmente collocate che ci permettono di passare in mezzo a quel dedalo di mura e mosaici. Temporeggiamo, non vogliamo arrivare in fondo. Ringraziamo la nostra buona stella che per una volta ci ha fatto mettere da parte la nostra famigerata avarizia.

La visita al sito è molto interessante e affascinante, anche se la folla di turisti soprattutto nelle ore centrali toglie un po’ la voglia di visitarlo. In alcuni punti e momenti è quasi impossibile camminare, anche se appena si esce dal tragitto principale ci si trova in semi solitudine. La folla ci permette comunque di immaginare meglio come doveva essere la cittadina nei giorni di mercato o durante qualche processione religiosa.

La biblioteca di Celso

Esausti dopo ore sotto il sole torniamo a Selcuk con il dolmus e a piedi andiamo alla ricerca dell’Artemision (Tempio di Artemide) che è lungo la strada che da Selcuk porta a Efeso.

Del tempio non è rimasto molto se non alcuni pezzi dell’enorme stilobate che emergono dall’acquitrino su cui ora poggia e che ci da l’idea di quanto dovesse essere imponente quest’opera architettonica. Rimangano anche due colonne i cui rocchi sono stati issati nuovamente uno sull’altro per rendere l’idea dell’altezza che dovevano avere le colonne. Su quella più alta ha nidificato una cicogna.

A questo punto vogliamo vedere la statua di Artemide, custodita nel museo di Selcuk che purtroppo è chiuso per ristrutturazione. Siamo delusi, probabilmente non ci ricapiterà più il modo di ammirarla. Non capita tutti i giorni di essere a due passi dalla statua più famosa di sempre e non poterla vedere.

Per distrarci ci incamminiamo verso la moschea Isabey, molto bella. Purtroppo dopo un po’ che la esploriamo arriva un’orda di turisti irrispettosi e chiassosi che ci rovina la magia della visita. Ceniamo all’indimenticabile Old House Eski Ev.

lapidi, Selcuk

La mattina seguente andiamo al mercato settimanale, grande, autentico, colorato, con poche cose per turisti. Ci perdiamo tra gli odori e le pile di frutta sulle bancarelle. Poi andiamo a Sirince. E la sera torniamo all’Old House Eski Ev dove spendiamo 38 TL per mangiare una zuppa un Imam bayildi, due pollo con funghi e l’immancabile cay.

Al rientro al Tuncay il proprietario, nonché tassinaro, che abbiamo incontrato ovunque durante la nostra permanenza, tanto da pensare che ci stesse stalkerando, ci ha suggerito di prendere il treno per arrivare all’aeroporto di Smirne, il giorno successivo, da dove poi avremmo preso l’aereo per Istanbul.

La mattina seguente salutiamo Selcuk con una malinconia quasi palpabile, facciamo l’ultimo giro per le stradine, prendiamo l’ultimo cay in un barretto scalcinato e incontriamo per l’ultima volta il tassinaro/proprietario della pensione. Poi impotenti guardiamo scivolare via dai finestrini del treno le ultime immagini di questa cittadina armonica e rilassante che ci è rimasta nel cuore.

Efeso e Selcuk

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