La Badia Camaldolese che sfida le Balze

La Badia Camaldolese di Volterra

Al limitare dei tagli verticali e irregolari delle Balze di Volterra si trova una Badia Camaldolese affascinante e suggestiva, per la sua collocazione scenografica ma anche i tesori che racchiude al suo interno.

Solitaria e temeraria la Badia guarda i calanchi, le colline e sembra sfidare quelle Balze che lentamente si avvicinano e che presto arriveranno a minacciare la sua stessa esistenza, come già fecero con i due santuari che accoglievano le spoglie mortali di San Giusto e San Clemente, i patroni della città.

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Arrivati in cima al “Monte Nibbio” lo sguardo spazia sul mare di colline di fronte, sulla destra si vedono i resti della splendida Chiesa romanica il cui tetto è crollato da molto tempo ormai. L’ultimo residuo è un piccolo tratto della cupola che copre l’abside. La torre campanaria ancora si erge verso il cielo, stretta tra l’abside della chiesa e le pareti dell monastero. La pietra gialla e polverose con cui è stata edificata, i particolari dell’architrave della porta e il paesaggio si fondono in un tutt’uno che lascia ben poco spazio alle parole.

La Badia Camaldolese di VolterraProprio mentre stavamo andando via, delusi dal fatto che le visite per il 2017 si fossero concluse con domenica 24 settembre, abbiamo avuto la fortuna di incontrare il custode della Badia, Miro, che con grande gentilezza ci ha concesso di accompagnarlo nel suo consueto giro d’ispezione, permettendoci una visita in solitudine, nella pace del chiostro.

 

L’ingresso alla Badia avviene tramite una porta posta sullo stesso lato della facciata della Chiesa del Santissimo Salvatore. Dopo un breve corridoio e alcuni scalini si arriva nel chiostro centrale a pianta quadrata, con al centro un piccolo pozzo. Ogni particolare ha una storia da raccontare: i minuti simboli incisi su ogni capitello addossato alla parete, le incisioni su ogni architrave, svelano la storia, gli accorgimenti che hanno reso questo posto ciò che è. Magnifica la meridiana solare le cui ore si leggono sul pavimento o sul muro, a seconda della stagione. Il chiostro su un lato comunica con la Chiesa e con l’altro con il refettorio e la cucina, con una bellissima struttura per il forno e per il piano di cottura.

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La Badia Camaldolese di Volterra

Il refettorio è splendido, ancora decorato con un ciclo di affreschi di Donato Mascagni (fine XVI secolo) che racconta la storia di San Clemente, San Giusto e San Ottaviano: il loro arrivo al porto di Populonia, i tre santi che giungono a piedi nei pressi della città di Volterra (nel dipinto si vede la fortezza) in concomitanza con le truppe dei Goti, l’episodio agiografico per il quale grazie alla preghiera di San Giusto gli angeli del Signore rubarono molti sacchi di grano al nemico per portarli in città, dove i viveri scarseggiavano. Nella penultima scena si vedono i soldati che dalle mura della fortezza lanciano ai nemici le pagnotte fatte con la farina portata dagli angeli: i nemici credendo che i volterrani seppure lungamente assediati avessero ancora talmente tanto cibo da gettarlo via, rinunciarono all’assedio e se ne andarono. Nell’ultimo dipinto si vede una processione capeggiata da San Giusto che affronta i serpenti, che stanno ad indicare gli infedeli. Altri affreschi si trovano nelle lunette sopra le finestre.

La Badia Camaldolese di Volterra

Da alcune grate sul pavimento in cotto del chiostro si intravedono i sotterranei che Miro ci ha descritto come affascinanti e ricchi di storia: infatti custodiscono sepolture etrusche, resti di strade romane e altre antiche vestigia. Nei sotterranei è ancora più evidente la continuità di vita che caratterizza da sempre Volterra. Purtroppo durante la nostra visita non abbiamo potuto visitarli. Anche il primo piano è inaccessibile per motivi di sicurezza in quanto gli interventi conservativi sono in corso d’opera e procedono un po’ a rilento.

Le sorprese che custodisce il Monte Nibbio però non sono finite. Girando sul fianco della Chiesa si intravede, verso lo strapiombo delle Balze un cancello che conduce in un campo di olivi molto particolari. Miro, che ormai ci ha preso a cuore ci fa varcare il cancello e introduce nell’ostico mondo artistico di suo fratello: in una cornice naturale d’eccezione sono esposte una serie di opere d’arte create dall’artista contemporaneo Giuliano Mannucci, la cui opera “Nuova Crocifissione” era ospitata all’interno della Chiesa nell’estate del 2017.

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La Badia Camaldolese di Volterra – Un po’ di storia

La Badia Camaldolese di Volterra

Il Monastero fu fondato nel 1030, inizialmente fu una Badia Benedettina che aveva lo scopo di custodire le spoglie di San Giusto e San Clemente, ospitati nei due santuari eretti, nel VII sec. sul Monte Nibbio. I Monaci ben presto diventarono i padroni dell’intera area del Monte Nibbio e ottennero il diritto di riscossione delle decime.

Nel 1113 la Badia divenne Camaldolese.
L’aspetto attuale della Badia Camaldolese è quello della risistemazione completa attuata tra il 1562 ed il 1572 dal Maestro Giovanni Tortori da Fiesole su disegno di Bartolomeo Ammannati.
Il Monastero fu abbandonato nel 1808 quando napoleone soppresse gli Ordini religiosi e ripristinato nel 1816. Nel nel 1866 fu abbandonato dai monaci a causa del pericolo rappresentato dall’erosione delle Balze. Nel dopoguerra della città, dopo di che fu definitivamente abbandonato alla sua sorte fino all’acquisto da parte della Cassa di Risparmio di Volterra e ai primi restauri.

La Badia Camaldolese di Volterra – Come visitare

Oggi la Badia appartiene alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Volterra e al demanio. In genere è visitabile solo nei mesi estivi, per maggiori informazioni sulle aperture cliccate qui. L’esterno però è sempre accessibile, se il cancello principale è chiuso si può entrare dal cancello a destra e dopo pochi metri svoltare a sinistra. Seguendo il sentiero si arriva in una manciata di minuti alla Chiesa e alla Badia Camaldolese e sperate di trovare Miro!!!

 

 

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