Belgrado è stata l’ultima tappa dei nostri tour on the road nei Balcani, l’abbiamo lasciata in fondo e quindi nutrivamo molte aspettative su questa città. Purtroppo, forse per la stanchezza accumulata durante il viaggio, non siamo riusciti a viverla pienamente. Del resto il passaggio dalla bellissima campagna serba alla città non poteva che essere traumatico. Arriviamo disorganizzati, senza aver prenotato niente, perdiamo parecchio tempo a trovare un hotel decente. Abituati ai prezzi delle sobe (camere) affittate qua e là nei giorni precedenti, rimaniamo un po’ shoccati nel tornare alla realtà: Belgrado è la capitale e tutto costa molto di più.
L’hotel è un palazzone in posizione centrale, la camera è al decimo piano e la vista è bella peccato per la moquette crivellata di bruciature di sigaretta, il pessimo odore che usciva dal bagno, l’ascensore senza porte che faceva il rumore della spada di Goemon e per l’incomprensibile scelta di mettere la mia auto al sesto piano sottoterra quando c’era posto pure di fronte all’hotel.
Come prima cosa, andiamo verso il centro (stari grad), e passeggiamo per i suoi viali: con sorpresa troviamo le famose Mucche d’Artista di Kamir Rashed disseminate ovunque, anche qui c’è ancora qualche palazzo sventrato dai missili degli attacchi ONU del 1996, ma niente a che vedere con la Bosnia.
I serbi sembrano felici e hanno voglia divertirsi: c’è gente che sbevucchia nei caffè e nei bar, band di strada suonano con un nutrito codazzo di gente che applaude e tiene il ritmo e appena capiscono che sei un turista (italiano) ti fanno un sacco di feste (fatto raro in Europa). Arriviamo alla cittadella Kalemegdan che domina la città, troviamo pure un festival rock e una mostra di fumetti.
La fortezza è posta alla confluenza tra i fiumi Danubio e Sava ed è piacevole passeggiare tra i suoi bastioni.
Tutto il complesso è un giardino pubblico super sorvegliato dalla polizia a cavallo, c’è anche un Museo Militare (gratis) con svariati carri armati, cannoni e altri veicoli militari e la famosa statua del Monumento al Vincitore nota perchè è “chiappe” al vento e offende i più bacchettoni (mah?!). Scendendo dalla porta nord si può fare una bella passeggiata lungo il fiume, la sera animato da numerosi locali.
Il giorno dopo siamo partiti a piedi verso la periferia per visitare il Mausoleo del Maresciallo Tito, questa è la parte che ci è piaciuta di più forse perché ha confermato di più le nostre aspettative, circondati da sgraziati e cadenti palazzoni di epoca sovietica ingentiliti dalle opere di street art di Blu e altri meno conosciuti.
Dopo un’ora buona di camminata arriviamo finalmente al mausoleo, nello stabile c’è un fantastico museo con i regali ricevuti da Tito durante la dittatura, dalla zagaglia degli Zulu allo scrittoio di JFK, una mostra etnografica sulla Serbia (bellissime le pubblicità di moda soviet anni ’60) e nella sala della tomba c’è una collezione meravigliosa di “bastoni da comando” dalle fogge più disparate, regalati a Tito per il suo compleanno da associazioni di lavoratori, politici locali o semplici ammiratori (si vede sapevano che gli “garbavano” i bastoni). In generale la città è giovane, festaiola e accogliente e nonostante non ci siano troppe mete prettamente turistiche è veramente piacevole passare il tempo vagando da un locale all’altro a far festa con i serbi.