Madaba

Abbiamo scelto di soggiornare nella “ridente cittadina” di Madaba non tanto perchè attirati dalle sue vestigia cristiane ma quanto per la sua posizione centrale rispetto alle nostre zone di interesse e perchè meno caotica di Amman.

Madaba

Posiamo piede per la prima volta in Giordania alle 3 del mattino: il volo Roma-Amman dell’Alitalia arriva ad un orario alquanto scomodo. Attendiamo nel nuovissimo International Qeen Alia Airport le 6 e 30: tramite internet avevamo prenotato la Kia Picanto, cui abbiamo già accennato raccontando del Mar Morto, presso la Sixt che non apre prima di quell’ora. Vediamo tutti i passeggeri che mano mano se ne vanno. Rimaniamo a sonnecchiare sulle scomode poltroncine e ci malediciamo per la nostra avarizia (la Sixt era la compagnia più economica che avevamo trovato). Alle 6.40 arriva il nostro uomo a prenderci, ci carica su una furgoncino e ci porta all’agenzia di noleggio che dista 5 minuti in auto, dopo mezzora stiamo già guidando sulla superstrada. Arriviamo a Madaba quasi per caso, siamo stanchi e abbiamo bisogno di una bella dormita, cerchiamo il Salomè Hotel, in cui avevamo prenotato per 4 notti, e proprio quando stavamo per disperare l’albergo ci si materializza davanti. Il nostro Hotel si trova accanto al Miriam Hotel, punto di riferimento in città, intorno campi, case demolite, cassonetti bruciati, sacchetti di plastica impigliati nelle reti.

Madaba

Entriamo e fortunatamente la camera è già pronta.

Dopo esserci riposati un po’ usciamo alla scoperta di questa cittadina: sono le 12 e c’è un gran fermento. Gente che scende dai pullman altri che ci salgono, clacson che suonano. Sui marciapiedi della strada principale (distante 3/4 minuti a piedi) ci sono bancarelle che vendono e producono (direttamente sulla strada) dolci, bevande e frutta. Arriviamo in quello che presumiamo sia il centro e lì troviamo un mercato affollato, i giordani fanno acquisti per la sera quando finalmente potranno riempire il loro stomaco. Cerchiamo un posto dove mangiare ma nessuno vende cibo già pronto, ovvio siamo nel mese del Ramadan. In giro non c’è neppure un turista. Facciamo compere tra gli sguardi divertiti dei venditori che si prodigano per aiutarci. Alla fine nello zaino abbiamo due scatolette di tonno, due pomodori e due filini di pane. Ci rintaniamo in camera per mangiare senza offendere nessuno. Dopo questo breve pit – stop andiamo a visitare il Santuario della decapitazione di Giovanni Battista e ci inerpichiamo su per il campanile. È la prima volta per noi e ci fa un po’ strano il fatto che accada in un paese islamico. Saliamo per le strette scale e stiamo attenti a non picchiare la testa nelle campane che incontriamo via via. Arrivati in cima da un lato scorgiamo la moschea e un grandissimo albero di natale rimasto li dall’anno precedente e dall’altro lato una festa per bambini cristiani.

Madaba

Ripassiamo dal mercato e siamo nuovamente storditi dagli odori: il profumo di pomodori maturi, uva, prezzemolo aleggiano nell’aria ma si scontrano con il puzzo delle pesche troppo mature e quasi fermentate che sono state gettate nei cassonetti e con quello acuto e per me insopportabile dei negozi di pollame. I polli ovviamente sono veduti vivi e starnazzano rumorosamente nelle loro gabbie. Un autentico mercato arabo. Ne siamo affascinati. Uomini con tuniche bianche e la kefia sfrecciano accanto a noi, le donne coperte nei loro hijab fanno la spesa con i figli. C’è aria di festa.

Madaba

Madaba è una cittadina difficile da descrivere: sinceramente non ce la immaginavamo così, ma è stata una piacevole sorpresa.

Madaba

Affamatissimi ceniamo nel ottimo ristorante Haret Joudna spendendo 17 euro a testa e mangiano divinamente. Dopo cena nuovo giro per la cittadina. I giordani passeggiano, le bancarelle sono illuminate, tutti mangiano o bevono qualcosa, i negozianti stanno sull’ingresso delle loro attività fumando narghilè e bevendo il te.

Nei giorni seguenti, seppure fitti di impegni, riusciamo sempre a fare due passi a Madaba: è una città interessante che ci permette di farci un idea su cosa significa vivere in Giordania. Seppure all’inizio ci ha un po’ shockati siamo soddisfatti di averla scelta come base.

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