Delfi: l’ombelico del mondo antico

Il santuario di Delfi era, dopo quello di Olimpia, il più importante del mondo antico.

Tempio di Apollo, Delfi

La prima notte a Delfi ci siamo addormentati guardando le stelle. Eravamo in un minuscolo e bellissimo camping sul golfo di Corinto, il mare al di là di un piccolo campo di ulivi ci avvolgeva con il ritmico suono delle onde che si infrangevano sulla spiaggetta lì sotto. La tenda montata senza telo superiore, per ovviare al caldo, ci permetteva di ammirare la via lattea comodamente distesi sui nostri sacchi a pelo, la leggera brezza ci dava ristoro dalla calura del giorno. Una notte indimenticabile, già dalle sue premesse. Mi addormento e sogno un gatto di nome Kirra (come il porto di Delfi) che, grato perchè gli ho dato del cibo, vuole condurmi al porto di Delfi per rivelarmi un segreto sulla Pizia, che poi in realtà scopro essersi reincarnata nel gatto. Insomma sogno la Pizia, suggestionata come chissà quanti altre migliaia di pellegrini antichi che arrivavano da ogni parte della Grecia per chiedere consiglio o portare offerte ad Apollo.

Quando mi sveglio letteralmente scalpito per partire. Facciamo colazione vista mare, mentre cerco di raccontare il mio sogno all’altro rintronauto che odia sentire i miei racconti onirici. Alla fine non ne rimane per niente impressionato, sono sicura che non mi abbia ascoltato.

Saliamo in auto dopo un tuffo ristoratore. Quando arriviamo in vista del villaggio di Delfi siamo ancora più felici di aver trovato quell’idilliaco camping: il paese è costruito ad uso e consumo dei turisti, dormire lì avrebbe significato dimezzare la suggestione del posto.

La nostra visita inizia dalla famosissima Tholos di Atena Pronaia e dai resti del ginnasio lì vicino. Mentre saliamo verso il nucleo centrale del sito troviamo una gattina affamata, gli diamo quel poco cibo che abbiamo con noi.Tholos di Atena, Delfi

Mentre saliamo non possiamo far altro che ammirare il fantastico panorama: una nebbiolina che pensiamo essere vapore acqueo sale dal basso in modo molto scenografico.

Pagato il biglietto e attraversato il mercato romano, iniziamo a camminare sulla via sacra, impreziosita da ambo i lati da statue e e tesori offerti da re o intere città che grazie all’oracolo espresso dalla Pizia, erano riusciti a raggiungere il loro scopo. Imponente come doveva essere in antichità, anche se ricostruito, appare il Tesoro degli Ateniesi, forse edificato subito dopo la battaglia di Maratona. Ci sono offerte da tutta la Grecia e oltre: Tebe, Corinto, Megara, Sifno, Cirene, Naxos, Argo, Sparta, Atene a testimoniare l’importanza che aveva questo luogo di culto.Tesoro degli Ateniesi, Delfi

La storia è stata scritta anche in questo santuario come anche molti miti: qui sono state approvate guerre e spedizioni, qui Apollo sconfisse il serpente Pitone, qui Deucalione e Pirra lanciarono dietro di se “le ossa della terra” e diedero vita ad una nuova umanità dopo il diluvio universale.

Arriviamo al Tempio di Apollo, il nucleo di tutto il santuario: era qua che la Pizia, in una stanza sotto lo stilobate, vaticinava gli oracoli che le erano ispirate direttamente dal dio Apollo. Solo alcune colonne in tufo troneggiano ancora sul basamento del tempio, non c’è più traccia della cella, camminiamo là dove solo i sacerdoti potevano entrare, un brivido ci percorre. Arriviamo al teatro e poi faticosamente proseguiamo fino allo stadio posto nel punto più alto del santuario, dove si svolgevano i giochi pitici. Bellissimo e conservato in modo spettacolare, ci si deve però accontentare però di guardarlo dall’esterno.Tempio di Apollo, Delfi

Quando iniziamo la discesa ci soffermiamo a sedere nel teatro ammirando il fantastico panorama che siamo sicuri avrà reso indimenticabile ogni spettacolo. Non è difficile capire perchè gli antichi si sentissero vicini agli Dei in questo luogo. Mentre ci dirigiamo verso il museo capiamo che la nebbiolina che credevamo vapore acqueo era in realtà fumo proveniente da un incendio lì vicino. Siamo tipi svegli, rintronauti veri.

Il museo contiene alcuni pezzi favolosi tra cui la sfinge dei Nassi e la statua del tempio di Apollo: quando arriviamo nella sala dei kouroi Cleobi e Bitone messi di fianco l’uno all’altro non resistiamo, l’altro rintronauto si mette in mezzo ai due fratelli imitandone la posa e io scatto una foto: immediatamente la sorvegliante della sala si alza inviperita e ci impone di cancellare la foto, secondo lei non è un comportamento rispettoso.

Delusi continuiamo il giro. Rimaniamo ammaliati dall’Omphalos (si credeva che Delfi fosse l’ombelico del mondo)e dalla favolosa statua dell’Auriga.

Sulla strada del ritorno ci fermiamo a dare un rapido sguardo ai resti dell’antico porto, Kirra, i resti sono coperti da tettoie e noi non possiamo vedere molto.

A cena andiamo nella vicina Galaxidi e mangiamo divinamente ed economicamente presso Albatros, uno dei pochi ristoranti che non sono sul mare.Delfi

Delfi

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Una risposta a “Delfi: l’ombelico del mondo antico”

  1. Ci sono stata qualche anno fa, avete perfettamente ragione quando dite che visitandolo si capisce subito perchè i greci si sentivano più vicini agli Dei in questo luogo! Bravi!

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